sabato 11 gennaio 2014

Cosa pensare...?


Asteroide 2003 Qq47 impatterà la terra il 21.03.2014 ?!?

La razza umana è destinata a scomparire il 21 Marzo 2014, così com’è già successo per i dinosauri, a causa di un impatto con un asteroide che, come un killer silenzioso, si sta avvicinando velocemente verso la Terra?
No, non è la trama di un altro film come “Deep impact”, “Armageddon” o simili; ma è la conclusione alla quale sono arrivati gli scienziati del L.I.N.E.A.R. (Lincoln Near Earth Asteroid Research Program) di Socorro nello stato del Nuovo Messico. Dal 24 Agosto 2003, giorno in cui è stato scoperto l’asteroide 2003 Qq47, gli astronomi americani stanno studiando con esattezza il grado di minaccia di questo corpo celeste che, con una massa di 2.600 milioni di tonnellate, un diametro di 1,2 Km ed una velocità di 30 Km/sec, in caso di impatto con la Terra sprigionerebbe la stessa energia di una bomba atomica con una potenza equivalente di 278 milioni di Kiloton(1). Il Kiloton, entrato a far parte del linguaggio comune a causa della pazzesca politica di USA ed URSS di difendere la Pace dotando i rispettivi arsenali atomici di micidiali strumenti di morte, rappresenta l’unità di misura dell’energia liberata da una bomba atomica con una potenza equivalente a 1.000 tonnellate di TNT.
Per avere una stima della spaventosa energia in gioco, basti pensare che la città di Hiroshima è stata rasa completamente al suolo con una bomba atomica di appena 15 Kiloton (15.000 tonnellate di TNT), quindi non è difficile immaginare a quale immane catastrofe andrebbe incontro il nostro pianeta se si verificasse il tremendo impatto (2). Per il momento gli studiosi hanno assegnato all’asteroide una valutazione di 1 sulla Scala Torino (3) A NAME=”ritorno3″>, una specie di Scala Mercalli del cielo che misura il rischio di impatto di comete e asteroidi con la Terra, mentre il punteggio massimo di 10 indica una collisione in grado di causare uno sconvolgimento climatico globale.
Il continuo monitoraggio dell’orbita ha permesso agli scienziati di calcolare una probabilità di impatto di 1 su 909.000, probabilità che continuerà a scendere man mano che i calcoli della traiettoria, a causa dell’avvicinamento verso la Terra, diventeranno più numerosi ed accurati. Gli asteroidi sono dei giganteschi blocchi di roccia, residui della formazione del nostro Sistema Solare avvenuta circa 4,5 miliardi di anni fa. La maggior parte di questi residui rocciosi si trovano in una fascia, detta appunto “degli asteroidi”, compresa tra Marte e Giove, ed ognuno di essi ruota intorno al Sole su orbite precarie.
La precarietà di tali orbite è causata dalla presenza dei grandi pianeti come Giove che, a causa della loro massa e di conseguenza della loro influenza gravitazionale, possono trascinarli fuori dalla traiettoria e dirigerli altrove, per esempio verso la Terra. A questo punto la domanda cruciale che ci poniamo è: siamo in grado, con le tecnologie attuali, di riuscire ad evitare l’impatto? Allo stato attuale dell’arte la risposta è: NO. Non possiamo sperare di deviare la traiettoria di un oggetto celeste con un diametro di 1 Km, soprattutto se lo scopriamo troppo tardi, ma non è neanche consigliabile distruggerlo con una testata nucleare, perchè l’esplosione creerebbe una pioggia di frammenti radioattivi dell’asteroide. A causa dell’esplosione sarebbe difficile prevedere poi l’evoluzione dei frammenti, con il rischio che la maggior parte di essi cadano sulla Terra. In assenza di perturbazioni planetarie gli asteroidi, ma anche le comete, si muovono intorno al Sole seguendo un’orbita ellittica, in perfetta sintonia con quanto enunciato da Giovanni Keplero con le sue famose tre leggi sul moto planetario. Invece la legge di gravitazione universale di Isaac Newton consente, con una elevata precisione, di calcolare le perturbazioni planetarie sulle orbite degli asteroidi. Questa accuratezza di calcolo rappresenta un passaggio cruciale, perchè agisce direttamente, ma soprattutto drammaticamente, sulla nostra capacità di predire “con accuratezza” un impatto futuro. Visti gli altissimi rischi connessi con la distruzione dell’asteroide, non resta che tentare la strada della deflessione della traiettoria. Questa soluzione consiste nel modificare, opportunamente, la velocità dell’oggetto in rotta di collisione con la Terra. Il cambiamento di velocità, in accelerazione o decelerazione rispetto al moto della Terra, deve fare acquisire all’asteroide una distanza pari almeno al valore del raggio terrestre (6.370 Km). Quindi maggiore sarà il tempo di avvistamento, minore sarà la differenza di velocità richiesta per produrre una deflessione della traiettoria tale da scongiurare l’impatto. La variazione di velocitè può essere di tipo impulsivo o stazionario. Nel primo caso l’asteroide acquisisce “istantaneamente” la differenza di velocità, questa soluzione verrebbe applicata in caso di un tardivo avvistamento. Mentre nel secondo caso una spinta costante, applicata all’asteroide per un lungo intervallo di tempo, lo riporterà “tranquillamente” nelle profondità dello spazio cosmico. I metodi “impulsivi” attualmente studiati sono:
· Gli impattori costituiti da sonde spaziali, o appositi proiettili, che colpiscono l’asteroide ad una velocità tale da modificarne la velocità orbitale, garantendo quindi un allontanamento dalla traiettoria di collisione.
· La collisione asteroide – asteroide che consiste nel modificare l’orbita di un piccolo asteroide innocuo, in modo tale da farlo collidere con l’asteroide in arrivo, riuscendo a fargli cambiare l’orbita.
· Gli esplosivi nucleari che possono essere utilizzate in due modi diversi:
1) L’esplosione, innescata ad una certa distanza dalla superficie dell’asteroide, produce un’intensa radiazione che provoca il riscaldamento ed il distacco istantaneo di una parte della superficie. Questo distacco produce un rinculo che può modificare la traiettoria dell’oggetto.
2) L’esplosione viene innescata sulla superficie dell’asteroide, ed in questo caso l’impulso viene impartito dalla materia espulsa dall’esplosione verso l’asteroide, producendo la variazione orbitale necessaria ad evitare l’impatto.
Un approccio così drastico al problema della deflessione, secondo quanto già spiegato, risulta pericoloso perchè poco controllabile.
Invece i metodi stazionari attualmente allo studio sono:
· La propulsione chimica, elettrica o nucleare si ottiene dai rispettivi propulsori che, installati sulla superficie dell’asteroide, vengono attivati al momento opportuno per fornire una spinta nella direzione desiderata. Comunque, va ricordato che quasi tutti gli asteroidi sono soggetti ad un moto rotatorio intorno al proprio asse, condizione che rende difficile, se non impossibile, l’attuazione di questa soluzione.
· I sistemi laser, montati su satelliti in orbita oppure sulla Terra, utilizzano raggi laser ad altissima energia per irraggiare la superficie dell’asteroide. L’irraggiamento laser vaporizza parte della superficie, producendo un getto che si allontana dall’asteroide ad altissima velocità. Per il III Principio della Dinamica, ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, questo getto produce una spinta che allontana l’asteroide dalla Terra.
· Gli acceleratori di massa, installati sulla superficie dell’asteroide, prelevano ed espellono continuamente quantità di massa dal suo campo gravitazionale. Questa operazione, per il III Principio della Dinamica, produce una spinta necessaria a deflettere l’asteroide dall’orbita di collisione.
· Le forze non gravitazionali, questo metodo consiste nel ricoprire buona parte della superficie dell’asteroide con un materiale avente un alto potere riflettente, in maniera tale da aumentare la spinta prodotta dalla radiazione solare.
L’efficienza di questo sistema è molto ridotta, e richiede un tempo di avvistamento molto lungo affinchè si accumuli una spinta sufficiente ad ottenere la deflessione orbitale necessaria.
· Gli specchi e le vele solari sfruttano il principio di funzionamento dei sistemi laser. Uno specchio di dimensioni opportune, in orbita intorno all’asteroide, raccoglie la luce solare convogliandola e concentrandola su una zona della sua superficie. Questa concentrazione di energia vaporizza il materiale della superficie che, espulso a grande velocità, impartisce un notevole impulso all’asteroide che si allontana dalla Terra. Un’altra soluzione consiste nell’agganciare all’asteroide una enorme vela che, costruita con materiale altamente riflettente, sfrutta la pressione della radiazione solare producendo la spinta necessaria alla deflessione orbitale. Risulta evidente che, per ottenere una spinta sufficiente ad allontanare l’asteroide, occorrono vele di molti chilometri quadrati.
Tutte queste soluzioni non sono mai state testate o applicate in casi reali, ma sono state solo studiate da un punto di vista teorico con simulazioni su PC. Alcune di esse presentano delle notevoli difficoltà tecniche di realizzazione, forse addirittura impossibili, anche in un futuro abbastanza lontano. Logicamente la speranza è che non si debba mai ricorrere a questi rimedi, ma come dice il proverbio: spera per il meglio, ma preparati per il peggio.

Calcolo dell’energia cinetica dell’Asteroide “2003 QQ47″:

(1)
m = 2,6.1012 Kg (massa dell’asteroide)
v = 3.104 m/s (velocità dell’asteroide)
E = 1/2.m.v2 Joule (Energia cinetica dell’asteroide)
E = 1,17.1021 Joule
1 Kg TNT = 4,2.106 Joule
1 Ton TNT = 4,2.109 Joule
1 KiloTon TNT = 4,2.1012 Joule
1 MegaTon TNT = 4,2.1015 Joule
1,17.1021/4.2.1012 = 2,7857.108 = 278.106 Kilo

Potenza equivalente in “Bombe atomiche di Hiroshima”:

(2)
1 Kg TNT = 4,2.106 Joule
1 Ton TNT = 4,2.109 Joule
1 Kilo Ton TNT = 4,2.1012 Joule
1 Mega Ton TNT = 4,2.1015 Joule
1,17.1021 / 4,2.1012 = 2,7857.108 Kiloton = 278.106 Kiloton
278.106 / 15 = 18.533.333 bombe atomiche di Hiroshima …

Scala Torino

(3)
Scala Torino dei rischi da impatto
Eventi senza alcuna probabile conseguenza0La probabilità di una collisione è zero.
Questa indicazione si applica anche ad eventi riguardanti oggetti di piccole dimensioni che, nell’eventualità di una collisione, è improbabile possano raggiungere intatti la superficie terrestre.
Eventi che meritano un accurato controllo1La probabilità che si verifichi una collisione è estremamente bassa.
Eventi che meritano particolare attenzione2Incontro a distanza ravvicinata in cui una collisione è estremamente improbabile.
3Incontro ravvicinato con almeno 1 probabilità su 100 di collisione in grado di provocare disastri a livello locale.
4Incontro ravvicinato con almeno 1 probabilità su 100 di collisione in grado di provocare devastazioni a livello regionale.
Eventi che costituiscono una minaccia5Incontro ravvicinato con una significativa minaccia di collisione in grado di provocare devastazioni a livello regionale.
6Incontro ravvicinato con una significativa minaccia di collisione in grado di provocare una catastrofe globale.
7Incontro ravvicinato con una  minaccia estremamente significativa di collisione in grado di provocare una catastrofe globale.
Collisione certa8Collisione in grado di provocare disastri a livello locale. Eventi simili si verificano in qualche luogo della Terra tra una volta ogni 50 anni e una volta ogni 1.000 anni.
9Collisione in grado di provocare devastazioni a livello regionale. Eventi simili si verificano tra una volta ogni 1.000 anni e una volta ogni 100.000 anni.
10Collisione in grado di provocare una catastrofe climatica globale. Eventi simili si verificano non più di una volta ogni 100.000 anni.

Continua la lunga catena di eventi catastrofici che potrebbero riguardare anche la terra...



Dal 24 Agosto 2003, giorno in cui è stato scoperto l’asteroide 2003 Qq47, gli astronomi americani stanno studiando con esattezza il grado di minaccia di questo corpo celeste che, con una massa di 2.600 milioni di tonnellate, un diametro di 1,2 Km ed una velocità di 30 Km/sec, in caso di impatto con la Terra sprigionerebbe la stessa energia di una bomba atomica con una potenza equivalente di 278 milioni di Kiloton.

mercoledì 8 gennaio 2014

Meglio tenersi informati ...

Spazio: eruzione solare in corso, potrebbe scatenare una tempesta geomagnetica
08 gennaio 2014
SWPC Forecasters are anticipating G3 (Strong) Geomagnetic Storm conditions to occur on January 9 and 10. The source of this disturbance is a fairly fast Earth-directed coronal mass ejection (CME) launched from centrally-located Region 1944 at 1832 UTC (1:32 p.m. EST) on January 7. Full evaluation and modeling of this event has refined the forecast and indicates a fairly direct interaction with Earth, with the WSA-Enlil model putting arrival mid-morning UTC on January 9 (very early morning EST). In addition, the S2 (Moderate) Solar Radiation Storm associated with this event is currently near, but below, the S3 (Strong) threshold, with values leveling off at this time. At the Sun, Region 1944 remains well-placed and energetic.




Sua Maestà, il Sole, ha volute celebrare l’anno nuovo con uno spettacolo degno di nota. Proprio il primo gennaio ha fatto la sua comparsa sull’orizzonte occidentale della nostra stella una delle macchie solari (sunspot) più grandi dell’ultimo decennio. La macchia è composta da diversi spot scuri, di cui il più esteso misura approssimativamente quanto due Terre, mentre tutta la configurazione si estende per una lunghezza pari a circa sette volte il diametro del nostro pianeta. La macchia solare è stata catalogata come AR1944, dove il prefisso sta per regione attiva: oltre alla macchia vera e propria sulla superficie (che appare più scura in quanto più fredda delle zone circostanti), la regione attiva comprende anche parti dell’atmosfera soprastante, in particolare della corona.




Come suggerisce il nome, le regioni attive possono originare alcune tra le più potenti esplosioni solari: i brillamenti (flare), che sprigionano intense emissioni di radiazione a causa del rilascio di energia magnetica, o le espulsioni di massa coronale (CME), che catapultano nello spazio gigantesche nubi di materiale solare.

La rotazione del Sole ha portato AR1944 a trovarsi in questi giorni in bella vista proprio al centro del disco, un palcoscenico perfetto per i fuochi d‘artificio che sono seguiti. Il 7 gennaio, nei paraggi della nuova grande macchia solare, sono stati infatti registrati due flare, di cui il secondo è stato catalogato di classe X 1.2 , dove la lettera X denota la classe di emissioni più intense. Si è quindi trattato del primo flare significativo dell’anno appena iniziato.




Associata al brillamento, si è verificata anche un’espulsione di massa coronale (qui un’animazione, qui il filmato della sonda SOHO) diretta in parte verso la Terra che, secondo il NOAA’s Space Weather Prediction Center, probabilmente produrrà per un paio di giorni una tempesta geomagnetica di moderata entità. Fino a tutto il 10 gennaio, alle più alte latitudini, sarà dunque molto facile assistere a spettacolari aurore polari.


AR1944 è ancora ben attiva e possiede un campo magnetico instabile, per cui è abbastanza facile che torni a eruttare ancora. Per tenersi aggiornati, oltre al già citato sito governativo del NOAA statunitense, si può consultare SpaceWeather.com, sempre in inglese. [fonte]
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Ennesimo avvertimento...

Percorso:ANSA > Scienza&Tecnica > In corso una gigantesca eruzione solare

In corso una gigantesca eruzione solare

Più potente ultimi 10 anni. Sciame particelle potrebbe investire Terra domani

08 gennaio, 17:25
La macchia solare AR1944, la più grande degli ultimi dieci anni (fonte: Karzaman Ahmad, Langkawi National Observatory)La macchia solare AR1944, la più grande degli ultimi dieci anni (fonte: Karzaman Ahmad, Langkawi National Observatory)
E' in corso una gigantesca  eruzione solare, la più potente degli ultimi dieci anni, e lo sciame di particelle potrebbe investire la Terra il 9 gennaio, dove potrebbe provocare una tempesta geomegnetica. E' quanto emerge dalle stime dell'Agenzia americana per l'atmosfera e gli oceani (Noaa), basate sui dati dell'osservatorio solare Soho, della Nasa (Solar and Heliospheric Observatory).

Foto NASA/SOHOA scatenare l'eruzione solare è stata la macchia chiamata AR1944, comparsa sul Sole il 7 gennaio. Ha una regione attiva è larga più di 200.000 chilometri ed ha emesso un getto di particelle in direzione della Terra, dove i suoi effetti potrebbero farsi sentire il 9 gennaio, con spettacolari aurore polari e probabili tempeste magnetiche che potrebbero mettere a rischio i satelliti per le telecomunicazioni e il funzionamento delle linee elettriche.

La macchia ha prodotto infatti un brillamento di classe X, la più alta su una scala di 5 classi. Secondo le stime del Noaa è del 60% la probabilità che lo sciame di particelle diretto verso la Terra possa provocare tempeste geomagnetiche.
Il Noaa prevede infine con una probabilità dell'80% che ci saranno oggi altre eruzioni di classe M, la terza sulla scala, ed il 50% di ulteriori eruzioni di classe X.