giovedì 24 ottobre 2013

Immagini ...


Immagini e pensieriIMMAGINI SPARSE
IMMAGINI NELLO SPECCHIO. Specchi violati

IMMAGINI NELLO SPECCHIO. Specchi violati

Giulia Assunta Vinci

Prezzo: €13.90 

978-88-567-4500-9
Numero pagine: 92


Standard Ebook ( risparmi €2.78 )



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Lo specchio come metafora della realtà, come strumento di esaltazione o annientamento, come momento di epifania e di riflessione, motivo di felicità o di crisi. Ma se è vero che allo specchio vediamo noi stessi è altrettanto vero che siamo sempre noi a identificarci con ciò che è riflesso,liberamente interpretando immagini che diventano quasi caricature di noi stessi, realtà soggettive. E l'autrice è incline a specchiarsi e a riflettere su situazioni e comportamenti, per aiutarsi nel valutare il peso di atteggiamenti propri e delle persone che la circondano. Sullo sfondo, le esperienze maturate in ambito professionale, da cui scaturisce una riflessione sulle responsabilità e le caratteristiche dell'essere manager. Le parole sono dettate dalla sincerità, lo stile è limpido e fluido, la narrazione scorre veloce per associ
azione di idee e pensieri, un libro che fa riflettere, un invito a confrontarsi con lo specchio anche se deformante e frantumato dal riflesso della realtà.

Giulia Assunta Vinci è nata in Sardegna. Dopo aver conseguito il diploma liceale, si è iscritta alla Facoltà di Giurisprudenza di Cagliari, ma poi è stata costretta ad abbandonare gli studi a causa della prematura morte del padre iniziando per questo a lavorare nell'azienda di famiglia. A 26 anni ha cominciato a scrivere Immagini nello specchio...

lunedì 14 ottobre 2013

Leggete attentamente...e riflette sul fatto che non possono essere impazziti tutti in una volta sola, magari semplicemente sanno qualcosa più di voi...


2013/10/14: 'Terremoti Striking, camion e treni si arrestano, affondando le barche, lavelli Fori deglutizione e 22-Story Apartment Building in Columbia Crolli' 





14 ottobre 2013  


C'è qualcosa di apocalittico e biblica dispiegarsi su amici della Terra, e se si è fatica a capire tutto, quindi cerchiamo di aiutarvi. 
  

Senza precedenti terremoti di alta magnitudo sono senza precedenti, innescando in tutto il mondo  

gli incidenti che coinvolgono mezzi di trasporto autobus, treni, navi e aerei stanno aumentando esponenzialmente  

doline sono in eruzione e la deglutizione la Terra con gr posta ater frequenza

Massive-diffuse disastri inondazioni e piogge torrenziali che non si vedevano dai tempi di Noè sono arrivati  

​​I titoli economia globale sulla scogliera di potenziali collasso  

senza precedenti asteroide colpi diretti sul Pianeta Terra stanno aumentando di  

edifici e case sono stati inghiottiti dalla Terra  

nazione è in aumento fino contro nazione e fratelli stanno combattendo contro i fratelli  

corruzione ai più alti livelli di governo è ormai un luogo comune  

Innumerevoli milioni hanno perso il lavoro e sono in grado di pagare le bollette o sfamare le loro famiglie  

Il costo del cibo e del carburante è salito alle stelle in modo esponenziale a tutti i livelli di tempo
Pestilenza globale e le malattie non visto nella storia colpiscono la Terra 

La più grande cometa di fare sempre un passaggio verso la Terra nel 2000 anno è in arrivo da dicembre 2013 

Senza precedenti eruzioni solari e gli eventi ECM sono innescando sul Sole  

La minaccia di una guerra nucleare in Medio Oriente ha raggiunto livelli febbrili  

E la lista continua 


Amici, prendere un attimo e guardare quello che è successo in Colombia durante il fine settimana, quando un condominio di 22 piani semplicemente crollato.  

E 'ora di svegliarsi! - EFG-BN 














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sabato 12 ottobre 2013

Interessante... cosa?!? Se volete saperne di più dovrete iniziare a leggere.



La Percezione del Tempo
di Giuseppe Bonaccorso
In questo articolo viene esposta una visione del tempo percepito legata al concetto di entropia termodinamica e informatica. Si discute inoltre del ruolo del metabolismo cerebrale nell'attività cosciente delle sequenze temporali.

Stephen Hawking, in una delle sue più affascinanti opere divulgative, ha affermato che la freccia del tempo psicologica, ovvero la consapevolezza percettiva della direzione di “scorrimento” degli eventi temporali, è necessariamente orientata con verso concorde a quello della sua omologa termodinamica. Egli basa la sua dimostrazione sul fatto che qualsiasi sistema di memorizzazione delle informazioni (ad esempio la memoria RAM di un computer o il cervello di un animale) debba spendere una certa quantità di energia al fine di conseguire lo scopo prestabilito e, in accordo al secondo principio della termodinamica, gli elementi deputati allo “stoccaggio” dei dati, una volta completato il processo, degradano parte di questa energia dissipando sotto forma di calore gli scarti del loro lavoro. Questa condizione, secondo Hawking, rappresenta l'elemento naturale che governa la consapevolezza della direzionalità del tempo; tuttavia, come lo stesso autore ammette, la nostra conoscenza sul funzionamento del cervello umano è ancora troppo misera per poter affermare con certezza che esso funzioni allo stesso modo di una cella di memoria a semiconduttore, anche se è ragionevole supporre che ogni struttura biologica, dal più elementare microorganismo unicellulare all'uomo, sia soggetta alle stesse leggi che governano l'universo. In realtà, anche senza conoscenze approfondite, secondo quanto riportato nella nota 1, è possibile constatare cha la natura evolve sempre verso direzioni privilegiate che conducono inesorabilmente verso l'equilibrio inteso come morte termica, ma il fenomeno della vita sembra non rispettare questa condizione! Il premio Nobel Erwin Schrödinger afferma che gli esseri viventi mostrano un comportamento opposto a quello sancito dal secondo principio, in quanto essi nascono e vivono mantenendo internamente un livello di ordine e organizzazione estremamente elevato. (Per farsi un'idea basti pensare che il cervello di un uomo giovane contiene circa un centinaio di miliardi di cellule neurali, le quali sono collegate tra di loro da una rete in cui il singolo nodo può contenere anche diecimila (o duecentomila nel caso delle cellule di Purkinje) interconnessioni!)
Schrödinger da buon fisico teorico, per giustificare la stranezza di tale fenomeno avanzò l'ipotesi che gli esseri viventi, pur essendo costretti a degradare energia come ogni altra macchina termica, “assorbano” negentropia (ovvero entropia con il segno meno) dall'ambiente per compensarne l'aumento a cui altrimenti andrebbero inevitabilmente incontro. Egli dice: << ...Meno paradossalmente si può dire che l'essenziale nel metabolismo è che l'organismo riesca a liberarsi di tutta l'entropia che non può non produrre nel corso della vita. >>, ovvero, in parole povere, lo scopo primario delle cause della vita non è certo obbedire ciecamente al secondo principio della termodinamica, ma piuttosto di contrastarlo con tutti i mezzi necessari. L'essenza vitale di un essere scaturisce dal continuo rapporto-scontro con le leggi della natura! Alla luce di questa semplice teoria io credo l'affermazione di Hawking non sia del tutto corretta e in questo breve articolo cercherò di spiegare la mia posizione.

1 Per contatti: webmaster@neuroingegneria.com
2 Per chi non lo sapesse ricordo che in termodinamica viene definita una grandezza di particolare importanza chiamata entropia e indicata convenzionalmente con la lettera latina S. Essa, che è legata al secondo principio, viene calcolata integrando lungo una linea relativa ad una trasformazione di stato il differenziale non esatto dQ (Calore scambiato) diviso per la temperatura assoluta alla quale avviene lo scambio. Clausius dimostrò -tralascio in questa sede il significato energetico - che l'entropia di un sistema isolato (ad esempio l'universo) non può mai diminuire, al massimo essa può restare costante nel caso in cui le trasformazioni siano reversibili (situazione puramente teorica).
Successivamente Boltzmann, inaugurando la meccanica statistica, associò l'entropia di un sistema macroscopico alla probabilità di una determinata configurazione microscopica; in questo modo gli stati più vicini all'equilibrio, che risultano molto più probabili, hanno associata un'entropia molto maggiore di quella relativa agli stati con un livello di ordine più elevato. Tenuto conto che la natura evolve sempre verso l'equilibrio termodinamico è possibile affermare che il tempo, rappresentato come una freccia, punti sempre nella direzione di aumento dell'entropia e quindi verso gli stati più disordinati. Ad esempio, un cubo di ghiaccio tende spontaneamente a sciogliersi perdendo la “memoria” della sua struttura volumica (ordinata) per raggiungere uno stato (liquido) caratterizzato da un'organizzazione molecolare molto più “libera”. La freccia del tempo termodinamica sancisce l'impossibilità che la trasformazione inversa possa avvenire naturalmente con carattere deterministico. Per approfondimenti cfr. M.W. Zemansky, M.M. Abbot, H.C. Van Ness, “Fondamenti di termodinamica per ingegneri”, Zanichelli.
che gli esseri viventi, pur essendo costretti a degradare energia come ogni altra macchina termica, “assorbano” negentropia (ovvero entropia con il segno meno) dall'ambiente per compensarne l'aumento a cui altrimenti andrebbero inevitabilmente incontro. In [2] a pag.123 egli dice: << ... Meno paradossalmente si può dire che l'essenziale nel metabolismo è che l'organismo riesca a liberarsi di tutta l'entropia che non può non produrre nel corso della vita. >>, ovvero, in parole povere, lo scopo primario delle cause della vita non è certo obbedire ciecamente al secondo principio della termodinamica, ma piuttosto di contrastarlo con tutti i mezzi necessari. L'essenza vitale di un essere scaturisce dal continuo rapporto-scontro con le leggi della natura! Alla luce di questa semplice teoria io credo l'affermazione di Hawking non sia del tutto corretta e in questo breve articolo cercherò di spiegare la mia posizione.
Ammettendo che i processi biochimici che regolano il metabolismo cerebrale siano in grado di “rivelare” la direzione naturale del tempo, bisogna anche accettare che la minima attività nervosa sia sufficiente a garantire il contatto costante con la realtà dell'universo. In un certo senso si può affermare, seguendo gli insegnamenti di Immanuel Kant [3], che il tempo, qualunque cosa esso sia, precede sempre l'esperienza e quindi esso deve essere intuito a priori e senza intervento della percezione sensibile. Però, se così fosse, non sarebbe assolutamente necessaria la coscienza, in quanto basterebbe il normale lavoro cellulare del cervello (che può prescindere da tutti e cinque i sensi e manifestarsi anche in una persona in coma) a dare la consapevolezza del susseguirsi dei singoli istanti temporali.
Tuttavia, analizzando la questione dal punto di vista non delle cause ma degli effetti, l'elaborazione e la memorizzazione di informazioni (che rappresentano il risultato dell'attività cerebrale) portano un neonato da un livello di immaturità totale ad un essere adulto sempre più cosciente di sé e dell'ambiente esterno, quindi, in ultima analisi, si può affermare che lo “spostamento” lungo l'asse dei tempi (la vita) guida la ragione e la coscienza verso una direzione che è frutto non della normale tendenza naturale al disordine, ma piuttosto, per dirla come Schrödinger, della continua acquisizione di negentropia.
Io credo che l'attività neurale di natura elettrochimica contribuisca alla costruzione di una immagine mentale del tempo che è opposta a quella della freccia termodinamica e che siano le percezioni sensoriali a costringere il cervello ad un “lavoro controcorrente”. In questa maniera il susseguirsi dei singoli campioni di segnali tattili, ottici ed acustici guida l'evoluzione della conoscenza nella medesima direzione che assicura l'aumento costante di entropia, forzando quindi la coscienza a seguire il contenuto informativo del processamento cerebrale il quale acquista coerenza razionale solo se evolve in modo concorde a qualsiasi altro fenomeno naturale. L'uomo si interfaccia con la natura, la osserva e la rende ambiente privilegiato, ma l'apparenza del moto temporale che ne ottiene non è la conseguenza logica della sua appartenenza alla medesima realtà (in senso condizionale) , ma il risultato di un processo di adattamento. Anche se ciò può sembrare poco scientifico, credo che il concetto di tempo, così come le leggi della fisica lo mostrano, sia del tutto estraneo alla mente umana4, ed è questo forse il motivo per cui ancora oggi non si riesce a fornire una descrizione adeguata di tale elemento.
Io sostengo, probabilmente per povertà intellettuale, che sia molto più onesto affermare che tutti i risultati matematici inerenti al campo fisico abbiano una dipendenza da una variabile reale che, per ragioni sperimentali e di coerenza, può essere chiamata tempo, ma non esiste alcuna giustificazione razionale al suo utilizzo indiscriminato5. Ad esempio, quando in matematica si tracciano diagrammi 3 E' interessante notare come il cervello umano abbia una discreta capacità di elaborare parallelamente più flussi di informazioni provenienti da sorgenti diverse (multitasking) garantendo sempre alla coscienza un'evoluzione coerente e senza “salti”. Ad esempio se osserviamo un'automobile che percorre una strada e, contemporaneamente, udiamo le parole di una persona accanto a noi, riusciamo (con un certo livello di attenzione) a percepire il moto regolare della prima e la sequenzialità logica delle parole della seconda.
4 Una posizione simile (anche se non del tutto equivalente) è assunta da Julian Barbour in “La fine del tempo – La rivoluzione fisica prossima ventura”, Einaudi.
5 E' interessante confrontare questa opinione con quella del premio Nobel Percy Bridgman che, afferma: << ... Che cos'è questo tempo che noi ci proponiamo di misurare? E' evidente che non abbiamo a che fare con un aspetto di un oggetto o di qualche sorta di “cosa”, bensì con un aspetto di eventi. Per cominciare possiamo dire che misuriamo il tempo con orologi... Il tempo della fisica è essenzialmente il tempo degli orologi, che a sua volta è il cartesiani di una funzione del tempo y = f(t) si fornisce un'immagine dell'evoluzione temporale di una grandezza (y) lasciando intendere che sia possibile assegnare qualsiasi valore t appartenente al dominio di f ottenendo così il risultato dell'operazione f(t).
E' chiaro che questo procedimento perde qualsiasi significato se applicato in campo fisico per la semplice ragione che il calcolo f(t) non potrà mai corrispondere a realtà se non quando effettivamente t assume il valore desiderato. Secondo la visione meccanicistica di Laplace la conoscenza delle leggi e delle condizioni iniziali è sufficiente a predire il futuro, anche se egli stesso si rifugiò nel calcolo delle probabilità quando i problemi divenivano troppo complessi per essere affrontati. (Non è necessario riferirsi a sistemi con qualche numero di Avogadro di particelle: il problema dei tre corpi è già un esempio lampante delle difficoltà risolutive che si incontrano usando un approccio deterministico. Se oltre alla soluzione del sistema di equazioni differenziali si associa la totale incapacità di conoscere le condizioni iniziali e al contorno, l'ostacolo diventa realmente insormontabile.) L'entropia è frutto di tale approccio e, in un certo senso, definisce il concetto di tempo senza riferimento alcuno alla variabile reale t. Non ha importanza quando e come essa vari poiché ciò che è certo è che a fronte di un cambiamento DS la mente umana percepisce sempre ciò che usualmente viene definito tempo.
Di conseguenza, tenuto conto che l'obiettivo ultimo della vita è basato sull'organizzazione e sull'ordine nel cervello e che tale risultato scaturisce dall'acquisizione di negentropia (-DS) si può dedurre che il tempo umano non potrà mai essere rappresentato da una variabile matematica (che per la sua natura scalare non contiene alcuna informazione sulla direzione delle variazioni ed inoltre è perfettamente simmetrica) e la coscienza di esso può manifestarsi in un essere vivente solo a fronte di un cambiamento nelle sequenze percettive, le quali producono un corrispondente incremento nei collegamenti sinaptici tra neuroni e quindi aumentano direttamente la complessità della rete neurale naturale.
 Kant, nell'esposizione trascendentale del concetto di tempo, afferma: <<...il concetto del cangiamento, e con esso il concetto del movimento, è possibile solo mediante la rappresentazione del tempo; che se questa rappresentazione non fosse intuizione (interna) a priori, nessun concetto, quale che sia, potrebbe rendere intelligibile la possibilità d'un cangiamento, cioè dell'unione in uno e medesimo oggetto di predicati opposti contraddittori. Solo nel tempo, ossia una dopo l'altra, possono incontrarsi insieme in una cosa due determinazioni opposte contraddittorie. Il nostro concetto del tempo spiega dunque la possibilità di tante conoscenze sintetiche a priori, quante ce ne propone la teoria generale del moto, che non ne è poco feconda. >>.
A questo punto mi chiedo se Kant, certamente a conoscenza del lavoro di Newton, non si sia lasciato influenzare dal fatto che in ogni equazione meccanica compaia implicitamente o esplicitamente la variabile t, senza la quale non è possibile definire alcuna legge oraria di moto e, partendo da questa constatazione, abbia decretato l'esistenza pura e a priori di un'essenza autonoma, assoluta (almeno sino all'avvento della relatività generale di Einstein) ed immutabile chiamata definitivamente tempo. Non credo che possa esistere una giustificazione accettabile di codesta realtà, nemmeno nelle sagge parole di Kant e non posso che prendere atto, insieme a Schrödinger, che la vita, indipendentemente da qualsiasi legge fisica, si nutre di significanti e di significati e che la freccia del tempo termodinamica la investe in pieno viso senza tuttavia influenzarne l'evoluzione. Può darsi che se un giorno si arriverà alla GTU (Grande Teoria Unificata), ogni costante ed ogni variabile utilizzata acquisteranno un significato preciso che la mente umana potrà comprendere ed accettare senza dover inevitabilmente lasciare dietro di sé un lungo percorso disseminato di fossi e baratri, ma sino ad allora è molto meglio non azzardare ipotesi che solo nell'astrazione della tempo delle equazioni della fisica. Quando si chiede al fisico di definire il tempo, egli potrebbe rispondere: “Adopero la parola 'tempo' quando ho a che fare con quegli aspetti temporali di una situazione (ndA: Non ho idea a cosa si riferisca Bridgman usando tale accezione.), che si possono descrivere con misurazioni per mezzo di orologi.”
I numeri ottenuti con orologi, possono, com'è noto, venir trattati matematicamente allo stesso modo di qualsiasi altro numero... Ma si deve notare che i numeri ottenuti per mezzo di operazioni con orologi non sono in grado di descrivere tutti gli aspetti dell'esperienza che il senso comune riunisce sotto il termine “temporale”. Il tempo dell'esperienza è irreversibile e irrecuperabile: non possiamo riprodurre l'ora di ieri per riesaminarla oggi, anche se l'orologio segna la stessa ora. >> matematica pura possono trovare un'appropriata collocazione logica.
Ma allora come giustificare la sensazione di avanzamento temporale che tutti noi sperimentiamo ogni giorno ? Poco sopra ho detto, forse con troppa arroganza, che sia l'adattamento alla realtà a determinare questa particolare consapevolezza e che quindi, tornando sempre a Kant, essa nasce dall'analisi implicita di un vero e proprio giudizio analitico a posteriori6 (esattamente il contrario di quanto affermato in [3]) e, per supportare questa tesi, ho fatto riferimento al continuo processo elaborativo che il cervello (e quindi la mente) opera. Esso punta al raggiungimento di un'organizzazione sempre più fine ed articolata e per fare ciò “combatte” costantemente una battaglia contro l'universo, il quale al contrario corre verso l'equilibrio termico. Esistono quindi due moti relativi, entrambi nella stessa direzione, ma con versi opposti: l'uomo viaggia su un sistema di riferimento che, senza fare arrabbiare i cosmologi, può considerarsi in moto verso il big-bang, mentre l'universo, secondo le teorie di Friedman7, tende, come obiettivo ultimo, ad un probabile bigcrunch.
Lo stesso Hawking in [1] si pone il problema del perchè la freccia del tempo termodinamica coincide in direzione con quella che segna l'espansione dell'universo e afferma basandosi sul principio antropico che: << ...Le condizioni nella fase di contrazione non sarebbero idonee all'esistenza di esseri intelligenti in grado di porsi la domanda: perchè il disordine cresce nella stessa direzione del tempo in cui si sta espandendo l'universo ?... >>, ma in realtà, anche ammettendo che la vita non si sarebbe potuta manifestare se la velocità di espansione fosse stata opposta a quella attuale (collasso), non si può non tenere in conto che l'osservazione intelligente (quale essenza della vita stessa) è frutto proprio di un'ipotetica inversione dell'asse dei tempi che mira all'ordine e non di una naturale tendenza all'aumento di entropia.

E' vero che tutte le cellule devono obbedire alle leggi della termodinamica e il loro metabolismo è perfettamente analogo al risultato conseguito dalla rete di alimentazione di un circuito elettronico, ma è anche vero che esse hanno costantemente bisogno di una sorgente quasi illimitata (non sarebbe inappropriato parlare di serbatoio) di negentropia, la quale non potrebbe aver luogo in un universo in contrazione. In questo senso concordo pienamente con l'opinione di Hawking, ammettendo, nel contempo, che se la freccia del tempo psicologica reale punta in verso opposto a quella termodinamica (la mia posizione), essa deve essere opposta anche a quella cosmologica e quindi, come ho detto prima, il moto del tempo legato all'acquisizione e all'elaborazione di informazioni deve avvenire come se ci si muovesse verso il big-bang.
Naturalmente in assenza di sorgenti di informazione il cervello perde la capacità percettiva del tempo e non è più in grado di concordare nemmeno approssimativamente con un orologio. Un classico esempio di ciò è il sonno: non credo che esista persona capace di stimarne la durata anche se il suo sistema nervoso è rimasto parzialmente attivo (specialmente nelle fasi REM8). Qualora 6 L'economista Francesco Rizzo dell'Università di Catania, in usa sua opera di carattere epistemologico-estimativo [5], in un capitolo dedicato al tempo afferma: << ...L'indeterminismo o probabilismo è un effetto composito e complesso della combinazione dell'asimmetria e della imprevedibilità che impedisce di potere misurare e correlare con precisione matematica i fenomeni che si verificano nel corso dei processi temporali perchè la conoscenza (sempre
incompleta, non a causa dell'ignoranza colmabile col passare del tempo, ma a causa del passare del tempo che non lascia intatte le cose e non le rende mai assolutamente conoscibili) delle condizioni di partenza iniziali di una certa successione di fatti non permette di percepire tutti gli eventi che si verificano né ex-ante né ex-post. >>. Io interpreto questa affermazione dicendo che qualora il tempo fosse realmente un'intuizione pura a priori non ci sarebbe alcuna necessità di valutarne gli effetti in quanto questi ultimi diverrebbero anch'essi talmente scontati da non suscitare alcuna reazione. La nostra consapevolezza del mutevole è invece una conseguenza della contrapposizione tra esperienza (freccia del tempo termodinamica) e processamento cerebrale (freccia del tempo psicologica), e quindi non può che venire alla luce solo dopo un concreto relazionamento con la natura e con le sue leggi.
7 Friedman, matematico e fisico russo, fu il primo ha fornire un modello dell'universo in espansione considerando tre possibili varianti: la prima prevedeva un'espansione con velocità sempre crescente, la seconda una velocità monotona, ma asintoticamente limitata superiormente e la terza infine contemplava la possibilità del big-crunch, ovvero dell'inversione della direzione della velocità una volta raggiunto un punto di massimo.
8 Qualche tempo fa mi è capitato di riflettere sulla dinamica di un sogno nel quale mi trovavo in una strada e desideravo ardentemente accelerare il passo senza tuttavia riuscirci. La prima cosa che mi venne in mente al risveglio fu quella di domandarmi perchè mai la mia volontà non era riuscita ad assecondare il mio desiderio; dopo aver consultato – invano – alcuni testi di psicoanalisi sono arrivato alla conclusione che in assenza di percezione sensibile il cervello non è più in grado di rappresentarsi autonomamente una successione temporale. Il sogno, che fosse sufficiente “percepire” la freccia del tempo termodinamica per farsi un'idea del susseguirsi di eventi dovrebbe anche essere possibile mantenere un contatto con l'universo anche durante le fasi di perdita parziale o totale di coscienza. Con ciò non voglio dire che un uomo adulto, al risveglio,
potrebbe dubitare di essere nel futuro rispetto al momento dell'addormentamento – egli sarà più che certo di aver trascorso un breve periodo della sua vita dormendo -, ma ciò non è una conseguenza del suo metabolismo ma, lo ripeto, dell'abitudine a vivere in una realtà che obbedisce al secondo principio della termodinamica.
D'altronde, come fa notare Julian Barbour (cfr. nota 3), il cervello è un macchina basata essenzialmente su un tipo di processamento seriale (solo in riferimento allo stesso flusso di dati) e, di conseguenza, i singoli “fotogrammi mentali” si succedono in una serie ordinata che rispecchia i movimenti naturali. Inoltre i canali percettivi, come gli occhi, hanno un potere risolutivo temporale limitato; se, ad esempio, si mostrano ad una persona due immagini in rapida successione, esiste un limite inferiore allo scarto minimo al di sotto del quale non si è più in grado di distinguere quale delle due figure è apparsa per prima. In codeste situazioni il cervello interpreta il risultato operando una sorta di soppressione effettiva del tempo!
Da un punto di vista fisico i due fotogrammi sono temporalmente spaziati e il processo che li rende visibili è senza dubbio in accordo con il secondo principio, ma l'apparenza (e quindi la percezione) lo viola senza alcuna remora. Anche i neuroni impegnati nella “cattura” delle informazioni spaziali e cromatiche si nutrono di energia e producono materiali di scarto, ma il risultato non cambia in alcun modo. E' allora possibile affermare che basta il metabolismo a giustificare la direzionalità del tempo ? Se fosse così, a prescindere dalle capacità risolutive, si dovrebbe avere sempre la certezza che un'immagine è posteriore o anteriore ad un'altra, anche senza riuscirne a carpire il messaggio trasmesso. Inoltre in [6] i due autori riferiscono di recenti ricerche in campo neuroscientifico che hanno svelato nuove importanti realtà funzionali del cervelletto: << ...Nel 1989, Richard B. Ivry e Steven W. Keele dell'Università dell'Oregon hanno notato che i pazienti che presentavano danni cerebellari non erano in grado di quantificare con precisione la durata di un particolare suono, o il tempo intercorso tra due suoni vicini... >>.
Nello stesso articolo gli scienziati espongono il punto di vista più corretto (e moderno) riguardo a quest'organo e la sorpresa maggiore scaturisce dal fatto che tutti gli studi confermano la grande partecipazione attiva del cervelletto nell'operazioni percettive. Secondo quanto ho precedentemente esposto, gli eventi spazio-temporali vengono finemente analizzati ed elaborati dal cervello (con l'importantissimo ausilio del cervelletto) e se questi, per ragioni patologiche non riescono a svolgere il loro lavoro correttamente, l'interpretazione delle variazioni nel dominio del tempo (ma non solo) viene fortemente penalizzata. Ancora una volta l'attività trofica dei neuroni, in quanto elementi computazionali, perde quella priorità informativa (in relazione alla percezione cosciente del tempo) che spetta solo ed esclusivamente al processamento delle informazioni in ingresso.
In virtù di quanto affermato sono altresì convinto che un neonato non abbia alcuna capacità intrinseca di valutare la differenza che sussiste tra passato e futuro e questo non perchè il suo livello intellettivo è ancora troppo limitato (al massimo ciò potrebbe essere un ostacolo per la comprensione e per l'espressione verbale), ma perchè la sua esperienza è minima. A partire dal suo primo istante di vita extra-uterina, il bambino inizia ad osservare l'evoluzione dei fenomeni, in scaturisce dall'auto-eccitazione dei neuroni rievoca immagini mentali già “assorbite” e che hanno contribuito precedentemente all'organizzazione cerebrale, tuttavia, senza informazioni reali, il cervello si limita ad una sorta di “auto-osservazione” delle sue funzioni e perde ogni capacità di “vivere” il tempo in senso termodinamico.
Un'interpretazione alternativa e/o complementare può scaturire da quanto affermato nell'articolo di Jerome Siegel, “Perchè dormiamo ?”, Le Scienze 12/2003. In esso l'autore afferma che recenti scoperte in campo neurofisiologico hanno mostrato che durante le fasi REM del sonno avviene la disattivazione di parecchi recettori sinaptici, in particolare quelli relativi ai motoneuroni (eccetto per gli occhi). Tale condizione assicura un ri-sensibilizzazione delle strutture in modo che l'organismo mantenga un elevato livello di efficienza. A partire da queste considerazioni si può concludere che il cervello non è in grado di “immaginare” inconscientemente un'attività che richiede particolari comunicazioni neurali. Durante il sogno gli stimoli endogeni prodotti dall'eccitazione cerebrale non riescono a giungere alle destinazioni deputate all'attuazione (anche virtuale) di un determinato compito e ciò compromette del tutto la capacità di immaginare un'evoluzione temporale che richiede l'interazione (percettiva) con l'ambiente naturale.
particolar modo quelli che lo interessano in prima persona; ad esempio egli pian piano si rende conto che la sensazione della fame esiste prima di aver succhiato il latte, subito dopo egli raggiunge un livello di appagamento soddisfacente e smette di piangere. La sua percezione del tempo comincia a modellarsi sulla base dell'ordine naturale che esiste nella categoria degli stimoli fisiologici e, lentamente si sviluppa estendendo “l'universo conosciuto” al mi(-a)crocosmo che lo circonda.
Tuttavia dicendo queste cose non vorrei che la mia posizione apparisse come un'implicita tendenza allo spiritualismo; io sono del parere che la mente, ovvero l'effetto più manifesto e straordinario della vita, sia il risultato (misterioso) dell'attività cerebrale, la quale obbedisce alle medesime leggi che regolano il comportamento della materia, tuttavia a differenza di una montagna, di una stella o di un pianeta, un uomo sviluppa le sue capacità con una sorta di intenzionalità9 che prescinde dalle condizioni iniziali e al contorno. Al contrario l'universo, pur essendo descritto da rigorose relazioni matematiche, non può percorrere alcuna traiettoria nello spazio-tempo se prima non vengono definite accuratamente le condizioni iniziali. D'altronde ciò non dovrebbe stupire più di tanto perchè nel calcolo infinitesimale la soluzione di un'equazione differenziale acquista unitarietà soltanto nel contesto di un cosi detto problema di Cauchy10.
E' chiaro allora che l'uomo non può essere “modellato matematicamente” in questa maniera perchè altrimenti si rischierebbe di pensare ad esso come un mero automa programmato per conseguire determinati scopi, cadendo inevitabilmente sotto il peso delle critiche sollevate da moltissimi filosofi (tra cui John Searle dell'Università della California) contro una visione algoritmica della mente (tesi dei Churchland)11; di conseguenza, se si ammette il libero arbitrio in senso lato (che distrugge ogni possibilità di pensare l'attività cerebrale come un programma per calcolatore) si deve anche ammettere che lo stesso concetto di legge (nella sua accezione più formale) perde ogni generalità in questo contesto.
Esiste quindi una risposta soddisfacente alla domanda: cos'è il tempo ? Sinceramente non lo so, ma credo che un ruolo fondamentale nella definizione di questa grandezza sia giocato proprio dall'informazione che, insieme alla massa, all'energia e alla carica elettrica, costituisce un ingrediente essenziale non soltanto per la vita, ma piuttosto per l'esistenza dell'intero universo.
Tenuto conto che nella definizione di dato informativo è implicitamente contenuto il concetto di sequenza, mi sembra abbastanza naturale associare la variabile t proprio all'esplorazione della suddetta sequenza. In sintesi possiamo dire che gli esseri umani percepiscono l'esistenza di informazioni e, grazie all'apparato sensitivo, riescono ad “impossessarsi” di esse; nel compiere quest'operazione (anche involontaria) viene fuori spontaneamente il risultato del lavoro sequenziale/parallelo cerebrale che, fisicamente e matematicamente parlando, possiamo definire tempo. Per coincidenze ancora del tutto ignote esiste una relazione sperimentale tra la variazione di grandezze fisiche impercettibili e il continuo in evoluzione in cui noi tutti ci troviamo a dover vivere. Forse un giorno anche questo mistero sarà svelato!
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
S. Hawking, Dal Big Bang ai Buchi Neri, Rizzoli
E. Schrödinger, Che cos'è la vita ?, Adelphi
I. Kant, Critica della Ragion Pura, Editori Laterza
P. W. Bridgman, La Critica Operazionale Della Scienza, Boringhieri
F. Rizzo, Valore e Valutazioni, Franco Angeli
J. Bower, L. Parsons, “Rivalutare il << cervello minore >>, Le Scienze 9/03
A. Oliverio, “Prima Lezione di Neuroscienze”, Editori Laterza
9 Cfr. D.Dennet, La mente e le menti, SuperBur
10 Un problema di Cauchy è l'unione di un'equazione differenziale e delle condizioni iniziali/al contorno necessarie per
eliminare le costanti arbitrarie di integrazione.
11 Cfr. R. Penrose, La mente nuova dell'imperatore, SuperBur

M... come ...






La teoria delle stringhe prende le mosse da un articolo del fisico teorico Gabriele Veneziano per spiegare le peculiarità del comportamento degli adroni. Durante gli esperimenti condotti negli acceleratori di particelle, i fisici avevano osservato che lo spin di un adrone non è mai maggiore di un certo multiplo della radice della sua energia. Nessun semplice modello adronico, come quello di renderli composti da un serie di particelle più piccole legate insieme da un qualche tipo di forza, era in grado di spiegare tali relazioni. Nel 1968 Veneziano trovò che una funzione a variabili complesse creata dal matematico svizzero Leonhard Euler (latinizzato Eulero), la funzione beta, si adattava perfettamente ai dati sull'interazione forte. Veneziano applicò la Funzione Beta di Eulero
alla forza forte, ma nessuno sapeva spiegarsi perché funzionasse.

Nel 1970, Yoichiro Nambu, Holger Bech Nielsen, e Leonard Susskind presentarono una spiegazione fisica per la straordinaria precisione teorica della formula di Eulero. Rappresentando la forza nucleare attraverso stringhe vibranti ad una sola dimensione, questi fisici mostrarono come la funzione di Eulero descrivesse accuratamente queste forze. Ma anche dopo che i fisici ebbero proposto una possibile spiegazione fisica per l'intuizione di Veneziano, la descrizione che le stringhe davano della forza forte faceva predizioni che contraddicevano direttamente le esperienze. La comunità scientifica perse presto interesse nella teoria delle stringhe, e il modello standard, con le sue particelle e i suoi campi, rimase a farla da padrone.

Poi, nel 1974, John Schwarz e Joel Scherk, e indipendentemente Tamiaki Yoneya, studiarono i modelli con caratteristiche da messaggero della vibrazione di stringa e trovarono che le loro proprietà combaciavano esattamente con le particelle mediatrici della forza gravitazionale — i gravitoni. Schwarz e Scherk argomentarono che la teoria delle stringhe non aveva avuto successo perché i fisici ne avevano frainteso gli scopi.

Questo condusse allo sviluppo della teoria di stringa bosonica, che è ancora la versione insegnata a molti studenti. Il bisogno originario di un'indipendente teoria degli adroni è stata accantonata con la nascita della cromodinamica quantistica, la teoria dei quark e delle loro interazioni. Ora si spera che o la teoria delle stringhe o qualcuna derivata da essa comporterà una comprensione fondamentale degli stessi quark.

La teoria di stringa bosonica è formulata in termini di azione di Polyakov, una quantità matematica che può essere usata per prevedere come le stringhe si muovono nello spazio-tempo. Applicando le idee della meccanica quantistica all'azione di Polyakov — procedura nota come quantizzazione — si può dedurre che ogni stringa può vibrare in molti modi diversi, e che ogni stato di vibrazione rappresenta un tipo diverso di particella. La massa di cui è dotata la particella e i vari modi in cui può interagire, sono determinati dai modi in cui la stringa vibra — essenzialmente, dalla nota che la stringa vibrando produce. La scala delle note, ad ognuna delle quali corrisponde una particella, è denominata "spettro energetico" della teoria.

Questi primi modelli includevano sia stringhe aperte, che hanno due punti terminali definiti, che stringhe chiuse, dove gli estremi sono congiunti a formare un anello, un loop. I due tipi di stringa si comportano in maniera leggermente diversa, producendo due spettri. Non tutte le moderne teorie delle stringhe usano entrambi i tipi; alcune comprendono solo le tipologie chiuse.

Comunque, la teoria bosonica comporta dei problemi. Fondamentalmente, la teoria ha una peculiare instabilità, portando al decadimento dello stesso spazio-tempo. In più, come il nome suggerisce, lo spettro di particelle contiene solo bosoni, particelle come il fotone con spin intero. Sebbene i bosoni siano un ingrediente indispensabile nell'universo, non sono i suoi unici costituenti. Investigando su come una teoria delle stringhe debba includere i fermioni nel suo spettro conduce alla supersimmetria, una relazione matematica tra bosoni e fermioni che è ora un settore di studio indipendente. Le teorie delle stringhe che includono vibrazioni fermioniche sono conosciute come teorie delle superstringhe; ne sono stati descritti parecchi tipi diversi.

Tra il 1984 e il 1986, i fisici compresero che la teoria delle stringhe avrebbe potuto descrivere tutte le particelle elementari e le interazioni tra loro, e centinaia di loro iniziarono a lavorare sulla teoria delle stringhe come l'idea più promettente per unificare la fisica. Questa prima rivoluzione delle superstringhe era iniziata dalla scoperta di un anomalo annullamento nella teoria delle stringhe di tipo I da parte di Michael Green e John Schwarz nel 1984. L'anomalia venne eliminata grazie al meccanismo di Green-Schwarz. Altre inaspettate e rivoluzionarie scoperte, come la stringa eterotica, vennero fatte nel 1985.

Negli anni novanta, Edward Witten e altri trovarono forti prove a dimostrazione che le differenti teorie delle superstringhe sono diversi limiti di una sconosciuta teoria a undici dimensioni chiamata M-teoria. Queste scoperte stimolarono la seconda rivoluzione delle superstringhe. Quando Witten la chiamò M-teoria, non specificò per cosa stesse la M, presumibilmente perché non si sentiva in diritto di denominare una teoria che non era in grado di descrivere interamente. Indovinare per cosa stia la M è diventato una sorta di gioco tra i fisici teorici. La M talvolta viene fatta corrispondere a Mistero, Magia o Madre. Ipotesi più serie includono Matrice o Membrana. Sheldon Glashow ha notato che la M può essere un rovesciamento di W, iniziale di Witten. Altri ipotizzano Mancante, Mostruoso o anche Murky (oscura). Secondo lo stesso Witten, come detto in PBS documentary, basato su "The Elegant Universe" di Brian Greene, la M in M-teoria sta per "magia, mistero, o matrice a piacere."

Alcuni recenti sviluppi nel campo delle D-brane, oggetti che i fisici hanno scoperto, possono anche essere incluse in alcune teorie che comprendono stringhe aperte della teoria delle superstringhe.